Di Ugo Majani
Il lipofilling, cioè il prelievo di grasso da un’area corporea e il suo successivo inserimento in un’altra, ad esempio il viso, i glutei e il seno è sicuramente una di quelle metodiche che in chirurgia estetica suscita, tra gli addetti ai lavori, i maggiori favori.
Ma non è stato sempre stato così, soprattutto quando la metodica era agli albori.
La concezione del lipofilling in passato.
Ricordo ancora la mia partecipazione a uno dei primi corsi sul lipofilling che si tenevano in Italia; a Bologna, per la precisione, una quarantina d’anni fa.
Avevamo passato io e altri tre, un fine settimana in un’aula fredda e semideserta a seguire le dissertazioni sull’argomento da parte di un collega che sembrava essere stato messo lì a forza, dal momento che non era per nulla entusiasta di quanto ci esponeva.
Ne avevamo avuto la conferma proprio quando, terminato il corso e giunto il momento di congedarci, ci aveva fissati per un attimo uno per uno e, come per togliersi un peso dalla coscienza, aveva esclamato:
“Ragazzi miei, mi hanno incaricato di parlarvi di questa cosa e l’ho fatto. Ma adesso vi dico quel che penso: passatevi una mano sul cuore e pensateci due volte prima di sottoporre un essere umano, un vostro simile insomma, a questa metodica del c…”.
Credetemi, allora erano proprio in tanti ad avere una vera e propria chiusura mentale nei confronti di un trattamento che consisteva semplicemente nel trasferire da un posto all’altro il nostro stesso grasso mentre, al contrario, si utilizzavano tranquillamente i fillers non riassorbibili, l’olio di silicone libero ed una moltitudine di altre porcherie.
L’avvento della medicina rigenerativa e gli effetti sul lipofilling.
Con l’avvento della medicina rigenerativa e degli studi sulle cellule staminali, le idee che ci eravamo fatti sul lipofilling sono radicalmente cambiate ma siamo caduti, a mio avviso, nell’eccesso opposto.
Bisogna infatti considerare che il lipofilling, pur essendo una gran bella metodica, non dà certezze: se è vero che nessuna protesi al seno potrà darci lo splendido risultato e, soprattutto, una naturalezza paragonabile a quella ottenibile con un lipofilling, è altrettanto vero che, nei casi meno fortunati, gran parte del grasso trapiantato verrà riassorbito nell’arco di pochi giorni.
Ciò è spiegabile semplicemente pensando che, al contrario dell’acido ialuronico – sostanza inerte che “resiste” cinque o sei mesi prima di riassorbirsi – il tessuto adiposo è vivo così come una piantina che abbiamo deciso di trapiantare da un vaso all’altro e, per quante cure possiamo metterci, il rischio che “appassisca”, sarà sempre presente.
Croce e delizia, per l’appunto, malgrado molti ricercatori, un po’ come fanno i cuochi nella preparazione di un piatto di successo, ci abbiano messo del loro e proposto perfezionamenti in grado di annullare, a sentir loro, ogni rischio di riassorbimento. Purtroppo, tutte le modifiche proposte si sono dimostrate inutili.
Così abbandonata la centrifugazione, l’arricchimento del grasso con fattori di crescita, i kit monouso e le costosissime apparecchiature, abbiamo riscoperto una parolina magica: semplicità.
Il nostro modo di interpretare il lipofilling è infatti, attualmente, il più semplice possibile:
- Preleviamo (dolcemente) la necessaria quantità di grasso con una cannula multiforo montata su siringa.
- “Purifichiamo” il grasso con ripetuti passaggi in soluzione fisiologica.
- Lo infiltriamo nelle aree riceventi del viso o del corpo con microcannule a un foro.
Tutto qui. Nessuna soluzione miracolistica ma solo il nostro massimo impegno.
Dopodiché incrociamo le dita, aspettiamo e …quasi sempre, ci va bene.
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Il dott. Aldo Majani è un medico specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica con un ampia esperienza in chirurgia mammaria.
Il dott. Ugo Majani, si occupa di liposcultura e tecniche mininvasive per il rimodellamento di corpo, seno e viso da oltre 30 anni, con una casistica di oltre 4000 interventi chirurgici.